
12 Mar GLI OROLOGI ANTICHI – I PENDOLI
Non è facile trovare sul mercato esemplari di orologi d’epoca che funzionino alla perfezione.
Chi riesce ad entrare in possesso di un pezzo antico (quando si parla di pezzi antichi ci si riferisce alla produzione di oltre 80/100 anni fa) deve prima di tutto farlo vedere ad un esperto di fiducia che sappia diagnosticarne lo stato di “salute”.
Tra l’altro un vero esperto saprà individuare le caratteristiche specifiche oltre a definire esattamente la località e l’anno di costruzione (spesso i costruttori di un tempo incidevano le loro sigle nelle parti più segrete della macchina).
Se l’orologio ha bisogno di essere restaurato è ovvio che dovrà essere affidato alla cura di mani esperte. Se, invece, l’orologio è in buone condizioni di funzionamento bisogna ricordarsi di seguire alcune semplici norme affinché funzioni nel migliore dei modi.
Prima fra tutte quella di sottoporlo periodicamente (almeno una volta ogni 4 anni) alla manutenzione ordinaria, che consiste nella pulizia e nella oliatura delle parti più sollecitate della macchina.
La polvere spesso si deposita tra gli ingranaggi e, mescolandosi con l’olio di lubrificazione, forma una specie di pasta abrasiva che può provocare seri danni alle parti meccaniche compromettendo il perfetto funzionamento dell’orologio, perciò, quando si nota qualche anomalia nel funzionamento, conviene consultare l’orologiaio di fiducia onde evitare danni ancor più gravi.
La cura di ogni giorno deve limitarsi ad una pulizia dell’involucro esterno cercando di adoperare panni e piumini ben puliti che non perdano “pelurie”. Meglio evitare la pulizia di parti interne quali quadrante e lancette e, in particolar modo del pendolo negli orologi che lo posseggono.
La lucidatura esterna della cassa deve essere fatta evitando i colpi bruschi. Le sostanze lucidanti impiegate dovranno essere adeguate al materiale con cui sono costruite le casse (bronzo, ottone, legno o altro) ricordandosi che certe patine di superficie sono un pregio da non sciupare.
Gli orologi antichi devono essere caricati con una cadenza regolare e in rapporto alle potenzialità della molla che può variare della durata di I giorno ad una settimana e oltre. Una volta stabilita la cadenza ottimale, conviene stabilire un giorno e possibilmente un’ora fissi per poi procedere a dare la carica necessaria.
Quando si da la carica con la chiave in dotazione (la stessa chiave per i diversi punti di carica) bisogna tener ben ferma la cassa in modo da evitare scosse troppo forti. È utile calcolare un numero prestabilito di giri di chiave per fermarsi al momento giusto senza forzare le molle oltre le loro possibilità.
Nel caso che l’orologio si sia fermato per mancanza di carica, bisogna, dopo averlo ricaricato, sospingere delicatamente il pendolo nel senso della sua oscillazione. Quando il movimento si è mosso regolarmente, per regolare l’ora far ruotare la lancetta dei minuti in senso orario (mai in senso antiorario) soffermandosi sui “quarti”, le “mezze” e le ore a seconda del tipo di suoneria, dopodiché attendere che l’orologio batta i colpi corrispondenti.
Infine è buona norma tenere sempre in un posto sicuro, magari all’interno dello stesso involucro, la chiave di carica. Bisogna fare molta attenzione anche nello spostare questo tipo di orologi, conviene, per non correre rischi, staccare il pendolo dal suo innesto se l’operazione non presenta particolari difficoltà oppure bloccarlo.
Se l’orologio non è preciso, esso si può regolare mediante una vite che si trova sotto il disco: se va avanti si deve abbassare il peso e viceversa; queste operazioni vanno fatte per tentativi e con piccoli spostamenti per volta.
Quando si deve lasciare la casa per un periodo abbastanza lungo conviene fermare l’orologio prima dell’esaurimento della carica.
È importante ricordarsi che il pezzo antico ha un valore non solo economico ma anche storico, spesso racchiude al suo interno il lavoro di artigiani d’altri tempi che hanno profuso nella macchina ingegnosità e sapienza.
Sarebbe un vero peccato rovinare un orologio antico per inesperienza perché oggi sono sempre più rari e quindi anche più preziosi.